Un unico soggetto giuridico per previdenza e assistenza complementari”. In occasione del seminario “Le parole del welfare dopo la crisi: integrazione, sinergia, sviluppo” organizzato da Assoprevidenza nell’ambito della terza edizione della Giornata Nazionale della Previdenza in svolgimento a Milano, il presidente dell’Associazione, Sergio Corbello, ha sottolineato l’urgenza di un intervento normativo per la riorganizzazione dello stato sociale: “Nell’ottica di realizzare un solido sistema di welfare in grado di rispondere alle crescenti esigenze di un Paese che invecchia, sembra ragionevole abbattere gli steccati tra previdenza e assistenza complementare e convergere in un unico soggetto giuridico le prestazioni pensionistiche complementari, quelle integrative sanitarie e le coperture dei rischi legati alla non-autosufficienza attraverso la diffusione di soluzioni di Long Term Care, dando vita a un welfare integrato. In questo mondo avremmo un fondo della previdenza complessivo che assumerebbe un ruolo centrale di tutto il modello di welfare”.
Ma tutto questo ha un costo. Secondo Sergio Corbello “una soluzione percorribile potrebbe essere quella di considerare gli attuali benefici fiscali riconosciuti in fase di apporto contributivo alle due forme complementari, in una sorta di “tesoretto tributario individuale”, consentendo ai fondi pensione di gestire anche forme di assistenza sanitaria integrativa, pur con la rigida separatezza amministrativa e contabile necessaria per legge”. E’ naturale pensare in prospettiva a un’ulteriore contrazione di risorse pubbliche per prestazioni sociali, a fronte della crescente domanda di assistenza di una popolazione in costante invecchiamento. Basti pensare che, secondo le stime del Censis, la quota di persone con disabilità sul totale della popolazione, oggi pari al 6,7% (4,1 milioni di persone), arriverà nel 2020 al 7,9% (4,8 milioni) e nel 2040 al 10,7% (6,7 milioni). “Occorrerebbe favorire – ha sostenuto Corbello – la capillare diffusione di coperture di Long Term Care, riconoscendo un minimo maggior beneficio di deducibilità dei premi per i piani di LTC che prevedano la diretta fornitura di servizi in luogo della mera erogazione di una specifica rendita in favore del disabile”.
Secondo Assoprevidenza è giunto il momento di avviare una riflessione aperta e senza condizionamenti ideologici sul futuro assetto del welfare italiano, dove la previdenza complementare – che attualmente coinvolge solamente 5,5 milioni di lavoratori su un bacino potenziale di circa 23 milioni di persone – deve assumere un ruolo determinante.
Oggi i fondi pensione non possono operare nel settore della sanità e dell’assistenza perché la normativa del 1993 ha circoscritto alla sola previdenza la loro attività. “Tuttavia – aggiunge Corbello – poter disporre di fondi pensione complementari in grado di offrire, con tutte le dovute distinzioni del caso, coperture di assistenza e sanità integrativa garantirebbe un notevole risparmio e considerevoli economie di scala innegabili”.
Su questo argomento l’iniziativa privata si è dimostrata molto sensibile giocando di anticipo sulle istituzioni: sono infatti numerose le iniziative avviate, a livello locale e aziendale, per rispondere ai crescenti bisogni sociali di cittadini e lavoratori. Dal canto loro gli enti previdenziali privati hanno messo a punto, autonomamente, misure di sostegno al reddito e di assistenza, anche sanitaria integrativa o di lungodegenza, tramite indennità, sussidi e polizze assicurative, per alleviare momenti di difficoltà dei propri iscritti e dei loro nuclei familiari. Questo è stato possibile grazie alla valorizzazione della dimensione collettiva che consente indubbi vantaggi di natura economica.